Perché Marino è caduto e la necessità di ripartire

Due anni e mezzo di governo della Città, molti risultati positivi ma una sostanziale incapacità di comunicare al meglio l’operato svolto, oltre a uno svilimento della necessaria azione, la mancanza di una visione politica, continui errori del suo staff e un progressivo aumento di un’autoreferenzialità che ha finito per scacciare anche i più strenui difensori e dequalificare il suo lavoro agli occhi dei cittadini, compromettendone il rapporto di fiducia.

Questa, in estrema sintesi, l’ascesa, il declino e la caduta del Sindaco Ignazio Marino al quale fa da corollario l’inchiesta giudiziaria “Mondo di Mezzo” che ha scosso l’amministrazione capitolina, facendo emergere il marciume profondo in cui la politica romana aveva da tempo messo le radici. Il ruolo, le responsabilità, i meriti e le mancanze del Sindaco Marino, della sua amministrazione, così come di tutti gli attori di questa vicenda, saranno scritti sul piano giudiziario dalle inchieste che si sono aperte. Sul piano politico, va detto che con l’innesto del Magistrato Sabella in Giunta c’è stata davvero una svolta nel senso della legalità e della trasparenza di tutta l’amministrazione grazie all’introduzione di importanti e necessarie misure che però non erano certo sufficienti a qualificare un’azione di governo che lasciava troppe lacune e mancava di dare risposte concrete ai cittadini sui temi del decoro, della viabilità e della manutenzione ordinaria e non riusciva a risolvere gli storici problemi legati alle aziende partecipate come AMA ed ATAC.

Va in ogni caso sottolineato il grande merito di aver rimesso in sesto il bilancio capitolino, disastrato dalla gestione di Alemanno che permetterà a chiunque succederà di governare in un quadro di legalità contabile prima assente. Ho sempre puntualmente registrato e diffuso le azioni positive fatte anche nel nostro territorio e nella città ma il voler essere “non politico” di Ignazio Marino, seppur gli aveva permesso di affermarsi come Sindaco in un momento iniziale, lo ha penalizzato successivamente perché non è riuscito a comunicare alla città la sua visione e le cose fatte non fornendo una chiave di lettura ai cittadini per interpretare le difficoltà quotidiane che si trovavano ad affrontare.

Ignazio Marino ha pian piano logorato e spezzato il rapporto con Roma, con i suoi cittadini ed anche con tanti amministratori che come me, hanno cercato, senza successo, un luogo di confronto anche all’interno della sua Lista Civica che mi aveva vista candidata ed eletta, confronto mancato fino al punto di farmi prendere la decisione, che rivendico ancor oggi, di entrare nel Partito Democratico per trovare quelle dinamiche che, con tutte le difficoltà di un partito commissariato, resistono in nome di una dialettica politica necessaria e fondamentale. Un Partito Democratico che, quando ormai la situazione era diventata grottesca ha chiesto ai suoi consiglieri di dimettersi e dichiarare conclusa questa esperienza amministrativa. In un momento storico dove spesso si accusa la politica di esser attaccata alla poltrona questo gesto è da un lato un atto di responsabilità nei confronti della città e dall’altro uno schiaffo all’antipolitica stessa.

Ora, l’idea e la speranza sono che si possa tornare a parlare di politica e di decisioni che possano portare a progetti incardinati in un’idea di città costruita che poggi su una visione che sappia proiettare la nostra città nel futuro e che al contempo dia risposte ai problemi di tutti i giorni, perché queste ci chiedono i cittadini.

In questo quadro è centrale il ruolo dei Municipi che sino alle nuove elezioni rimarranno in carica e lavoreranno ancora di più in prima linea, stretti tra il Commissario Tronca (che assume a se le funzioni del Sindaco, della Giunta e dell’Assemblea capitolina) e le richieste quotidiane dei cittadini.

Se questa storia ci insegna davvero qualcosa è che Roma non può più essere governata solo dal Campidoglio e che l’uomo che dovrà sedere in futuro sulla poltrona di Sindaco non potrà più governare da solo; per questo occorre il massimo impegno da parte di tutti per poter risalire la china, per ripartire e guardare avanti.

Ignazio Marino